A 3 anni dal precedente Il ladro di fulmini, torna una nuova pellicola trattata dal mondo fantasy ideato dallo scrittore statunitense Rick Riordan. Come nel precedente questo nuovo film, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il mare dei mostri, si prefigge il nobile obiettivo di coniugare presente e passato cercando di far interagire mitologia classica, greca per la precisione, con un mondo più moderno e a misura di teenager.
Impresa non semplice vista la storia relativamente breve e recente degli Stati Uniti, che difficilmente hanno modo di approcciarsi alla mitologia europea, ma che nella sua essenzialità sembra funzionare sotto questo punto di vista.
Questa volta vediamo Percy (Logan Lerman), il semidio figlio di Poseidone, alle prese con la ricerca del Vello d’Oro, antico e perduto manufatto dalle eccezionali proprietà curative, in grado di invertire gli effetti di una misteriosa sostanza che ha avvelenato l’albero magico, che sorge sui resti di Thalia figlia di Zeus, del Campo Mezzosangue che grazie al suo potere tiene viva ed impenetrabile la barriera posta a difesa dello stesso.
Oltre al ritorno del noto antagonista del precedente capitolo, Luke figlio di Ermes, troveremo la rappresentazione di un viaggio che molto deve in termini di luoghi e di protagonisti a quello di Ulisse, od Odisseo, raccontato nell’Odissea di Omero. Infarcito di ottimi effetti speciali il film si rivolge però, non troppo celatamente, ad un pubblico piuttosto giovane faticando a far presa sun persone più mature. Questo è dovuto molto spesso ad una generale comicità, ottenuta con battute non sempre efficaci, che lima e limita la personalità dei personaggi andando ad influire anche su quelle scene che dovrebbero regalare un minimo di tensione e serietà.
Non mancano comunque scene d’azione, decisamente meglio realizzate del primo capitolo, che insieme a tematiche quali l’accettazione del diverso, le rivalità superate e la fiducia nei propri mezzi vanno a rendere un viaggio piuttosto lineare decisamente più godibile. Una possibile nota di demerito, per qualcuno potrebbe non esserlo, è l’eccessiva familiarità che hanno alcune sequenze con altre scene di film che vertono su tematiche similari, leggasi Harry Potter, dando una sensazione di già visto o di, in caso positivo, continuazione.
Un film consigliato a patto di non avere eccessive aspettative di maturità intellettuale o di innovazione, seppur con l’apprezzabile mescolanza di tematiche, rispetto al genere in cui il film si colloca.